Fase 2 nel Turismo? Senza istituzioni aziende al collasso
Il presidente dell’ Adi, Giancarlo Dall’Ara: gli albergatori sono abbandonati a loro stessi. Se le istituzioni non si attivano, le imprese subiranno un forte collasso.
E’ un conto alla rovescia, quello che gli albergatori italiani, e non solo, stanno facendo per l’imminente passaggio alla fase 2 della gestione dell’emergenza coronavirus.
E se, finora, gli imprenditori turistici sono stati impegnati nella lotta alla sopravvivenza per il volta faccia delle OTA e i mancati aiuti economici da parte del governo e delle associazioni di riferimento, è arrivato il momento per loro di programmare e prevedere i probabili scenari della fase 2 nel settore turismo.
Al fine di iniziare a delineare delle ipotesi più attendibili per questa seconda fase imminente, abbiamo posto alcune domande a Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi (Adi) e responsabile di Chinese Friendly Italy (un sito per far conoscere le numerose strutture italiane che accolgono i turisti cinesi secondo i loro standard culturali).
Dott. Dall’Ara, qual è il suo parere sul momento che stiamo vivendo e l’imminente fase 2 nel turismo?
Quella che stiamo vivendo oggi è senza dubbio una situazione difficile ed inedita. Gli alberghi sono in grande difficoltà dal punto di vista economico e, con le poche indicazioni ricevute dalle istituzioni, sono confusi a riguardo del loro futuro.
L’unico modo, adesso, per fornire una visione di ciò che avverrà con la fase 2 nel settore turismo, è individuare quelli che io chiamo ‘possibili scenari’. In questo caso specifico, con uno sguardo alla Cina, sono riuscito ad individuare due scenari:
- Ripresa lenta, a tappe;
- Scenario del rimbalzo (o di vendetta).
Può spiegarci meglio in cosa consiste lo scenario della ‘ripresa lenta, a tappe’?
Questa ipotesi prende ispirazione dal modo in cui l’essere umano concepisce lo spazio casalingo. La casa è per tutti un ambiente sicuro, in quanto viene organizzato da chi vi abita secondo precisi standard igienici e di comfort.
Quando è nato il concetto di viaggio, inizialmente, ci si spostava solo in quei luoghi dove si era in grado di riprodurre lo stesso ambiente che si lasciava nel paese di origine. Ecco perché venivano favoriti centri organizzati, con ristoranti, farmacie, supermercati ecc.
Allo stesso modo, in un momento difficile come questo, soprattutto dal punto di vista sanitario, l’individuo cercherà totale sicurezza e fiducia nell’ igienizzazione dei locali che dovrà frequentare durante i propri spostamenti.
Verranno, pertanto, favoriti gli spostamenti in macchina presso i centri più vicini alla propria abitazione, scartando viaggi di lunga tratta e spostamenti in treno o in aereo.
Quali sono, quindi, le differenze rispetto allo ‘scenario del rimbalzo’?
Lo scenario del rimbalzo (o di vendetta), viene così denominato per il desiderio dell’essere umano di dare un forte ‘contraccolpo’ alla vita vissuta finora in ambiente chiuso.
Se questa ipotesi si dovesse avverare, vorrà dire che le persone saranno pronte a partire, ci sarà un ‘boom’, una ‘grande fuga’. Tale scenario dovrà, però, essere supportato da debiti controlli e dovrà essere affrontato con consapevolezza rispetto alle nuove norme igienico-sanitarie.
Ciò che farà la differenza, sarà l’azione delle istituzioni.
Quali saranno le azioni che le istituzioni dovranno intraprendere nella fase 2 nel turismo, per supportare lo scenario del rimbalzo?
La vera sfida sarà far riattivare il turismo, evitando eventuali ricadute dei contagi. Per questo motivo, sarà utile garantire quelle che io chiamo ‘le porte di accesso’ (o gate).
Cosa significa?
Che le località dovranno essere accessibili, ma potranno garantire un numero determinato di ingressi, per una questione di sicurezza. Una situazione del genere può essere monitorata solo con gate fisici con controllo di accesso o tecnologici (droni).
A Shenzhen, in Cina, alle porte della città, vi sono droni ad assolvere questo compito. Grazie ad un Q-R code incorporato nel dispositivo, il mezzo in arrivo in città, a cui esso si avvicina, può mandare tramite telefono un segnale della propria presenza. In questo modo, Shenzhen riesce a monitorare l’occupazione territoriale.
E’ ovvio, che un processo di questo tipo non può non essere seguito e preso in carico dalle istituzioni di competenza. E’ ora per il governo di assistere gli albergatori, specialmente in un momento delicato come quello della fase 2 nel turismo.
Crede che il lavoro svolto finora dalle autorità del governo e dagli enti turistici preposti sia stato sufficiente?
Assolutamente no.
Gli albergatori sono abbandonati a loro stessi. Se le istituzioni non si attivano doverosamente per sostenere le imprese, subiranno un forte collasso. Le associazioni dovrebbero chiedere alle istituzioni di smetterla di fare attività promozionale ed aiutare concretamente gli imprenditori.
Questa è una pratica obsoleta, che rischia di far fare grandi passi indietro al turismo. Ricordiamoci che il turismo da lavoro a 4,2 milioni di persone, è ‘il petrolio d’Italia’, come cita il sole 24 ore, e costituisce il 13% del PIL nazionale. Il turismo deve essere rivoluzionato.
Lei è stato il creatore dell’idea di albergo diffuso, non crede che, nel momento storico che stiamo vivendo, sia la tipologia di hotel più sicura in cui soggiornare?
Dal punto di vista teorico è così. Gli alberghi diffusi si trovano in piccoli borghi isolati, vicino alla natura, in contesti piccoli con grandi spazi aperti; il fatto che siano composti da case, potrebbero essere presi in considerazione da più persone.
Però, vivono sempre gli stessi problemi delle normali strutture ricettive. Parecchi imprenditori sono veramente scoraggiati. Anche se nell’ultima news abbiamo informato che sono nate sei nuove strutture, ci sono grandi rischi di chiusura.
Riguardo al ruolo svolto dalle OTA in questo periodo, qual è il suo parere a riguardo?
Pur non avendo seguito abbastanza le varie vicissitudini, il mio parere è abbastanza critico. Da una parte le OTA hanno aiutato a far emergere alcune strutture, le quali senza non avrebbero avuto la possibilità di ricevere così tanta visibilità.
Dall’altra, siti come Airbnb hanno snaturato i principi fondamentali per i quali le OTA erano state progettate.
Rispetto al malcontento generale degli albergatori per il comportamento delle OTA, come vede la creazione di un OTA fatta dagli hotel?
In passato, si era cercato di creare un tour operator italiano, ma era stato un fiasco. Bisogna muoversi con grande consapevolezza, in quanto ci sono delle multinazionali difficili da scalzare.
Ma una rivoluzione sarebbe legittima, è giusta questa aspirazione in uno scenario futuro. Anzi, prima o poi, data la creatività degli italiani, sicuramente si riuscirà a creare qualcosa di buono.
Si parla molto delle nuove modalità operative post Covid-19. Facendo un highlight sulla situazione in Cina, come stanno organizzando operativamente la fase due nel settore turismo?
Il trucco della Cina, è stato sfruttare e potenziare le tecnologie già esistenti. Dal giorno zero della diffusione del coronavirus, si conta la nascita di 80 nuove applicazioni. Due o tre di queste dedicate al turismo.
Parliamo di robot per l’igienizzazione, per web check-in o per il delivery del room service delle colazioni. Oltre a queste si aggiunge appunto l’uso dei droni e dei Q-R code, come precedentemente spiegato.
Pensa che sia possibile importare tali tecnologie nelle operations degli hotel italiani?
Gli albergatori dovranno fare un grande sforzo, ma non potranno farlo da soli. Le istituzioni saranno fondamentali in questo processo, in quanto l’acquisto di determinate tecnologie, comporterà l’esborso di grosse somme di denaro.
Veniamo da un periodo buio, dove gli hotel non hanno incassato nulla e non sarà possibile per loro affrontare da soli la spesa. Per quanto riguarda le attività operative si dovrà cambiare modo di vedere le cose.
Per esempio, se una volta in camera si lasciava il bigliettino con scritto ‘questa stanza è stata pulita da Maria’, col nome della cameriera, adesso il cliente vorrà leggere ‘questa stanza è stata pulita e completamente igienizzata’. Oppure, sarà preferibile far trovare in camera cestini con il coperchio, per questioni di igiene.
Da cliente, mi aspetto di trovare distributori di igienizzante per le mani, per dare prova del fatto che in quell’hotel tutti ne fanno uso corretto e questo mi renderebbe più tranquillo e soddisfatto.
Parlando di tecnologia, sarebbe preferibile utilizzare un menù con Q-R code da poter consultare sul proprio telefono, piuttosto che fornirne uno cartaceo, il quale difficilmente viene pulito e disinfettato.