L’hospitality e la nuova economia dell’avvicinamento
Come il coronavirus cambierà la vita negli hotel
E’ presto per definire come la vita all’interno degli hotel cambierà una volta riaperte le porte al pubblico. Ma, leggendo le parole degli esperti, guardando con occhio critico la Cina e lavorando un po con l’immaginazione, non è così difficile tracciare a grandi linee un disegno di ciò che riserva il futuro.
Verso un’economia di confinamento
In un articolo di Forbes del 20 marzo, si parlava già di ‘economia di confinamento’, come unica soluzione di business post-coronavirus.
In particolare, nell’articolo si parla della teoria di Gordon Lichfield, direttore di Technology Review, magazine della prestigiosa università Massachusetts Institute of Technology, il quale afferma che “la maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese.
Alcune cose non torneranno mai più“. Lichfield (Editor in Chief al Technology Review Magazine) , nello specifico, intende che ognuno di noi dovrà modularsi su quelle che saranno le nuove norme igieniche e comportamentali, che inevitabilmente l’esperienza del virus lascerà dietro di sé come traccia di ciò che è stato.
Vedremo, probabilmente, bar, cinema e centri commerciali cambiare la disposizione delle sedie, affinché rispettino regole di ‘distanziamento sociale’ o un’impennata degli acquisti online, in quanto, secondo Lichfield, si prediligerà l’e-commerce allo shopping normale.
E per quanto riguarda hotel, bed and breakfast e affittacamere?
L’hospitality e l’economia dell’avvicinamento
Se per alcuni settori la teoria di Gordon Lichfield sembra poter avere reale applicazione, come si può pensare di farlo anche nell’industria turistica?
E’ chiaro che per soggiornare in una struttura ricettiva, non si può rimanere confinati, e, dopo che le restrizioni dei vari paesi verranno gradualmente eliminate, gli albergatori di tutto il mondo dovranno sforzarsi enormemente, impiegando tutte le forze in una intelligente strategia di marketing, ad avvicinare di nuovo le persone a visitare le città in cui si trovano.
Per cui per il turismo più che di un’economia di confinamento’ si parlerà di ‘economia di avvicinamento’.
Si, perché se oggi come oggi ogni albergatore pensa a come sopravvivere alla tempesta, più tardi dovrà pensare a come riportare le migliaia di turisti che, non troppo tempo fa, riempivano e coloravano le strade, i monumenti e le strutture di tutta la penisola.
Sicuramente, assisteremo ad un abbassamento significativo dei prezzi, che per dovrà comunque rimanere proporzionato al servizio erogato; ma ciò che davvero aiuterà la ripresa sarà la capacità di ogni città italiana di attrarre il cliente.
Ovvero, dopo anni di dibattito, sarebbe proprio il caso che le istituzioni delle aree competenti, iniziassero ad inserire nelle programmazioni cittadine eventi per i quali valga la pena spostarsi e decidere di visitare e soggiornare in un altra città.
Web check-in e norme igienico-sanitarie
Se le strategie di marketing da adottare dopo il Covid-19-Coronavirus sembrano essere difficili da sviluppare, pensiamo, invece, a quanto sarà difficile adattare una normale giornata in hotel su quelli che saranno i nuovi standard igienico-sanitari e comportamentali da ora in poi.
Ripercorrendo il viaggio che ogni cliente effettua durante il soggiorno, partiamo col pensare che non sarà più possibile lasciare che si creino file al desk per eseguire un check-in.
Per cui sicuramente si preferirà optare per l’installazione di un software di web check-in, già ampiamente utilizzato nel mondo dell’hospitality, che permetta all’ospite di registrarsi preventivamente sul portale inserendo i propri dati anagrafici e, successivamente, di aprire la propria stanza senza dover ritirare la chiave presso la reception.
Se è vero che dovremo abituarci all’uso delle mascherine, tutto il personale all’interno della struttura dovrà dotarsi di mascherina e guanti, così come sarebbe buono per l’hotel, mettere a disposizione dei propri clienti un corner allestito con igienizzante mani, guanti e mascherine usa e getta.
Tanti si sono interrogati già su come andrà gestita la colazione: è facile pensare che la soluzione più immediata sia quella di farla recapitare con il room service, senza addebitare costi aggiuntivi.
Lo stesso vale per la gestione dei servizi ristorativi. Come per il check-in, anche il check-out può essere effettuato tramite app, scanso problemi amministrativi da regolarizzare con il front desk.
Coronavirus batte digitalizzazione: 1-0
Se pensare e fantasticare su ciò che ci aspetta sembra molto facile, la gestione delle attività post Covid-19 sarà più complessa del previsto. E se, per esempio, l’idea del web check-in possa risultare innovativa, facile da utilizzare e comoda per i clienti, nasconde nello stesso momento il grande rischio della disoccupazione.
In molti in passato hanno parlato della digitalizzazione come quel fenomeno che avrebbe portato nel tempo alla scomparsa di alcune professioni, mai come ora, questo tema ci tocca da vicino.
In questo caso parliamo della figura del receptionist.
Un ruolo chiave per la gestione quotidiana delle attività di un albergo, che, ovviamente, non può scomparire del tutto, in quanto per quelle strutture in cui la figura sopperisce anche a mansioni di back office, risulta essere fondamentale per l’archiviazione e la gestione delle pratiche.
Certo è che questo costringerà i direttori di hotel a prevedere una riduzione del personale da occupare per questa mansione, e quindi nel tempo a una riduzione della domanda per la figura del receptionist nel mercato del lavoro.
E’ solo un esempio, che, però, fa ben capire dove il virus è destinato a proiettare le nostre vite.
E se fino al 2019 nei seminari di economia, l’eccessiva digitalizzazione era presentata come il ‘mostro’ che avrebbe portato via via all’estinzione di alcune figure professionali, il 2020 ha portato la consapevolezza e la conferma che, per quanto l’uomo possa ingegnarsi, sarà sempre la natura ad avere la meglio.